1 febbraio 2013

La forfora e i funghi Malassezia

I Malassezia sono una vecchia conoscenza dei nostri scalpi. La famiglia è composta da almeno sette sorelle, due delle quali risiedono in pianta stabile tra i nostri capelli: Malassezia Globosa e Malassezia Restricta. Quello che le distingue dagli altri occupanti - più o meno abusivi - del cuoio capelluto (batteri, occasionalmente pidocchi) è il loro essere funghi.

La famiglia Malassezia ha un problema piuttosto diffuso al giorno d'oggi: è dipendente dai grassi. Vi starete già immaginando delle traboccanti mongolfiere di ciccia. Invece, nel loro caso, la dipendenza è una questione di sopravvivenza: a causa di un difetto genetico, l'intera famiglia è assolutamente incapace di produrre da sé i grassi di cui necessita per vivere.
Trovandosi a stare sul cuoio capelluto dove, a parte i capelli, non è che si coltivi granché - e quindi di oli extravergini di oliva non se ne trovano, ma neanche patatine fritte o hamburger di McDonald's - le sorelle Malassezia sono costrette a cibarsi di un tipo di grasso piuttosto disgustoso, prodotto dalla nostra pelle: il sebo. Questo è un liquido denso, composto di steroidi, colesterolo, trigliceridi e altre amenità. Per il gusto raffinato di Globosa e Restricta, le più prelibate tra queste sostanze sono certamente i trigliceridi, tre pezzi di grasso rancido attaccati l'un l'altro con una cordicella. Le Malassezia tagliano abilmente la cordicella e liberano i grassi rancidi (detti più comunemente acidi grassi) per potersene cibare. Ma ogni tanto, per carenza di riflessi, gli unti (e scivolosi) acidi grassi scappano loro di mano e cascano per terra, cioè sulla pelle. Quando questa è integra e in salute, gli acidi grassi rimangono in superficie e vengono poi eliminati. Ma se la pelle è irritata e manca di compattezza, gli acidi grassi filtrano tra le cellule, e corrodono il cuoio capelluto dal basso, come un'infiltrazione d'acqua sotto un parquet dell'IKEA. Si iniziano così a formare delle fessure, che si fanno sempre più grandi, finché lo strato superficiale inizia a venir via in scaglie, come pittura vecchia al sole. Queste scaglie, bianchi iceberg fatti di cellule morte o moribonde, precipitano poi sui nostri maglioni, sulle nostre tastiere e sulle nostre cotolette, sotto forma di forfora.
La pelle spaccata e desquamata si infiamma, e diventa ancora più sensibile agli acidi grassi liberati dai funghi Malassezia, innescando un circolo vizioso che alimenta la produzione di forfora.
forfora vignetta
"Voi dovete essere il mio angelo custode e il diavolo tentatore, a rappresentare coscienza e tentazione" "No. Loro sono via per un pranzo di lavoro." "Noi siamo l'angelo e il diavolo incaricati di avvisarti quando hai la forfora sulle spalle" "Possiamo consigliarti uno shampoo medicamentoso?" www.rinapiccolo.com
Per rompere questo ciclo bisogna liberarsi della famiglia Malassezia, bloccando così la fonte di acidi grassi. E in effetti il meccanismo d'azione degli shampoo antiforfora è quello di eliminare i funghi presenti sulla nostra testa. Le sostanze attive sono di natura molto diversa - antibiotici, zinco, aspirina o addirittura catrame - ma hanno in comune un'efficace azione antifungina, diretta contro i Malassezia.
Questi shampoo, di solito, funzionano. Bisogna provarli uno a uno, per qualche settimana, con varie frequenze di lavaggio, finché non si trova quello giusto; e sperare di non essere allergici alle sostanze attive, nel qual caso la cute si infiamma e la forfora peggiora. Se tutti i tentativi sono vani e il problema persiste, non scoraggiatevi: la ricerca va avanti con sempre rinnovata fantasia. Al momento, le nuove frontiere nella lotta alla crescita fungina sono gli anticorpi prodotti nei lama e la luce al LED (immaginate un futuro nel quale una lampada potrà sconfiggere la forfora).

La sola azione dei Malassezia non basta a spiegare il fenomeno della forfora. E' necessaria anche una predisposizione individuale, visto che gli acidi grassi non sono irritanti per tutti i tipi di cute. Potrebbero esistere delle varianti genetiche che determinano la suscettibilità, ma su questo non si sa ancora niente di preciso. I capelli di tipo grasso, terreno fertile per i Malassezia, sono sicuramente uno dei fattori predisponenti. Ma non sono solo i geni a determinare l'untuosità del cuoio capelluto: anche lo stress può stimolare la produzione di sebo, e causare pertanto la formazione di forfora.

Ti è piaciuto questo post? Sostieni biocomiche.it al costo di


2 commenti:

  1. Un amico dice che dopo un week end di alcool ha la forfora....e' vero?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Può essere Dovuto al carico metabolico e alle scorie che produce il metabolismo dell'etanolo

      Elimina