27 maggio 2014

Fertilizzanti, eutrofizzazione e alghe tossiche

Articolo realizzato in collaborazione con Rossella Valente.
 
Con l’estate, si avvicina il fatidico momento del primo bagno al mare; e mentre la prova costume è attesa con terrore da buona parte degli italiani, sono solo in pochi a preoccuparsi di un pericolo ben più reale: l’alga tossica.

Presa da qui.

Le alghe, che siano minuscole e invisibili o grosse e carnose, sono frequentatrici abituali dei nostri mari (ma anche di fiumi e laghi). Come le piante, hanno bisogno del sole per crescere e moltiplicarsi; per questo si concentrano negli strati più superficiali dell’acqua, nei quali penetra la luce.

Oltre che di luce, le alghe hanno bisogno di sostanze nutritive che però, di norma, sono poco abbondanti. Questo rappresenta un grosso limite per le alghe che, costrette a economizzare le risorse, crescono lentamente e si riproducono solo di tanto in tanto. In questo modo, la popolazione algale nelle acque si mantiene entro limiti ragionevoli.

La sorte delle alghe cambia radicalmente quando si verifica il fenomeno dell’eutrofizzazione.
L’eutrofizzazione è un aumento della quantità di sostanze nutritive contenute in una massa d’acqua, dolce o di mare. L’incremento può avvenire per cause naturali (In genere nel corso di migliaia di anni) oppure, come quasi sempre succede, in seguito ad attività umane, in particolare agricole.

I fertilizzanti usati in agricoltura sono fatti per dare alle piante i nutrienti di cui hanno bisogno per crescere; ma questi sono più o meno gli stessi necessari per lo sviluppo delle alghe (una cosa non sorprendente, visto che anche loro appartengono al mondo vegetale).
Quando piove, i terreni pesantemente fertilizzati riversano sulle acque di superficie tonnellate di preziosi elementi nutritivi. Se a questi si aggiungono gli scarichi fognari non trattati, che alle alghe fanno venire l’acquolina in bocca, si capisce come l’abituale scarsezza di risorse possa trasformarsi, in alcuni casi, in una insperata abbondanza.

A causa dell’eutrofizzazione, laghi e mari si trasformano in una specie di brodo supernutriente, un terreno di coltura perfetto per le alghe: l’acqua, pullulante di microorganismi, diventa torbida.
La situazione si fa ancora più problematica nei mesi estivi, durante i quali le perfette condizioni di luminosità e temperatura fanno delle acque eutrofiche un paradiso per le alghe, che crescono a dismisura, causando le cosiddette fioriture algali.

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Durante una fioritura algale, l’acqua già torbida può prendere colori strani, che impediscono alla luce di penetrare negli strati sottostanti. Le alghe più sfigate, che stanno in profondità, rimangono intrappolate in un limbo senza luce e senza energia, e muoiono.
I loro cadaveri sprofondano piano piano, accumulandosi sul fondo; e visto che nessuno si degnerà di seppellirli, non potranno fare altro che marcire.

Ma le reazioni chimiche che avvengono durante la decomposizione consumano gran parte dell’ossigeno che si trova in profondità, soffocando i pesci e gli altri organismi che vivono nei bassifondi.

C’è di più. Lo sconvolgimento dell’ecosistema acquatico causato dall’eutrofizzazione rompe gli equilibri preesistenti, facendo scomparire alcuni organismi e comparirne di nuovi.
Nella rinnovata e feroce lotta per la sopravvivenza che ne consegue, ad avere la meglio sono spesso le alghe più cattive, che non si fanno scrupolo di produrre sostanze tossiche per prevalere sulle altre.
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Vignetta di Rossella Valente, la prima collaboratrice di biocomiche.it!
L’emergere di queste specie tossiche causa ulteriori danni all’ecosistema, e può creare problemi anche all’uomo. Le tossine prodotte dalle alghe possono causare irritazioni ai bagnanti e addirittura danneggiare chi sta in spiaggia: respirare le tossine rilasciate nell’aria infatti può causare febbre, mal di gola, tosse, nausea e perfino vomito. Inoltre, le tossine possono accumularsi nella catena alimentare e causare intossicazioni.


Altre Fonti
Eutrophication - LabSpace - The Open University (sito stupendo e non troppo complicato)

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