22 agosto 2012

Per chi non ama la vivisezione. Le colture cellulari: non strillano, non scappano, non mordono!

Dal Blog di un giovane, inesperto e un po’ confuso ricercatore italiano all'estero:
"Mentre si scongelano i reagenti per una PCR, ultimo atto di questa inconcludente giornata di lavoro, mi dedico a voi cari lettori.
Sono nel nuovo ufficio appena consegnatoci: pareti bianche, scrivanie bianche, luci al neon bianche e crude, un finestrone che occupa l'intera parete: puro stile nord europeo (chi ha visto "Il grande capo" di Lars von Trier sa di cosa parlo).
Meno male che almeno mi sono riappacificato con le mie cellule.
Non con le cellule del mio corpo, che continuano a fare di testa loro (soprattutto i miei neuroni, decisamente poco stabili), ma con le cellule che coltivo con tanta cura e tanta pazienza, e che tante gioie e tante sofferenze mi hanno dato.
Queste cellule (nel mio caso cellule umane) le mettiamo in piccole, accoglienti vaschette. Le puliamo, diamo loro da mangiare: le cresciamo, insomma, come figliolette. A volte é necessario modificarle, aggiungendo un pezzo di DNA che dà loro delle nuove peculiarità (come dei superpoteri). Tra queste, una delle più simpatiche é che le cellule diventano verdi (come l'incredibile Hulk).
Purtroppo queste cellule sono proprio femmine e a volte si comportano da ingrate: più attenzione dài loro, peggio ti trattano. Le mie, infatti, mi hanno tradito. Si sono lasciate trasportare dalle cattive compagnie, dei batteriacci brutti e sporchi, e si sono contaminate. Si sono contaminate tutte, una vaschetta alla volta, finché mi é rimasto in mano un pugno di mosche. Cioè, di batteri. Hanno continuato a lasciarsi contaminare per un paio di settimane poi, improvvisamente, hanno smesso. Senza una ragione. Come le donne."

Quando vogliono testare qualcosa, gli scienziati hanno bisogno di un modello. Con questo termine non si intende un uomo palestrato in calzoncini aderenti con le sopracciglia piluccate, ma un sistema sperimentale nel quale verificare delle teorie o delle ipotesi. Tra i sistemi più semplici, economici, efficienti e sensati utilizzati nella ricerca biomedica, ci sono le colture cellulari. In pratica, delle cellule vengono prelevate da piante, animali o anche esseri umani e vengono coltivate in delle vaschette con un liquido rosa che sembra colluttorio e contiene tutte le prelibatezze che una cellula può desiderare. Questo liquido contiene anche un po’ di siero fetale bovino, in pratica sangue di bue (un po’ pulp, a leggerlo così), che funziona più o meno come gli ormoni usati da alcuni dei modelli (quelli in calzoncini aderenti): serve a stimolare la crescita. Alcune di queste cellule vengono poi trasformate in linee cellulari, cioè cellule che sopravvivono e si riproducono indefinitamente in laboratorio. Indefinitamente, a meno di piccoli incidenti di percorso, come l'Incubo di ogni ricercatore: andare una mattina a dare un'occhiata alle cellule al microscopio e trovarle coperte e soffocate come da una fine sabbiolina. E' una contaminazione da batteri. In certe vaschette ci crescono anche delle muffe come quelle sulle pareti umide. In questi casi, bisogna solo buttare tutto, disinfettare e disinfestare e ricominciare da capo.
A parte il fatto che non richiedono tanti soldi e fatica, le linee cellulari sono comode perché non presentano nessun problema etico. Sono solo cellule, come nei nostri corpi ne nascono e muoiono a milioni ogni giorno: non hanno anima, non hanno cervello, non ti scappano quando le devi iniettare, non si lamentano, non saltano, non mordono.
Certo, quando sono di origine umana, devono essere prelevate con il consenso della persona e NON possono essere chiamate con il nome del paziente. Nessun signor Mariotti da Vercelli vorrebbe leggere sul giornale un giorno:
GRAZIE ALLE CELLULE DEL SIGNOR MARIOTTI DA VERCELLI, TROVATA UNA CURA PER LA CALVIZIE
E dài con interviste al signor Mariotti: prima sulla caduta dei capelli, poi certamente sulle sue avventure sessuali. E poi le foto sulle riviste di gossip, un'autobiografia, un film, e FINALMENTE l'invito all'Isola dei Famosi...
Se state pensando che non sarebbe poi così male (e so che lo state pensando, Povera Italia!) andate a cercare la storia della donna da cui originò HeLa, la prima linea cellulare, tuttora tra le più usate al mondo, che ha permesso un enorme avanzamento delle scienze mediche e biologiche. Quella donna si chiamava Henrietta Lacks.

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